mercoledì 16 maggio 2007

Il commercio è per l’Uomo e non l’Uomo per il commercio!

Pubblichiamo volentieri la lettera al Cardinale Tettamanzi sul tema delle aperture commerciali domenicali, scritta da Giovanni Gazzo, Segretario Generale della UilTuCS Lombardia.

Caro Cardinale,

abbiamo ascoltato con attenzione il Suo discorso all’assemblea dei commerciati del giorno 19 novembre in corso Venezia, alla quale abbiamo partecipato come invitati.
Siamo rimasti particolarmente colpiti dalla chiarezza con la quale ha detto che “il commercio è per l’Uomo e non l’Uomo per il commercio”, invocando la restituzione della Domenica alla sfera religiosa, sociale, famigliare e culturale.
Operiamo nel settore del commercio fin dai primi anni settanta e Le possiamo assicurare che gli orari di apertura e chiusura dei negozi sono stati notevolmente ampliati e sostanzialmente liberalizzati dal lunedì al sabato, talchè l’apertura domenicale e nei giorni festivi infrasettimanali risulta un di più particolarmente pesante per i numerosi addetti di questo settore e delle loro famiglie, l’apertura domenicale.
In molte vie e piazze di Milano tale apertura è consentita addirittura tutte le domeniche dell’anno, generando una metamorfosi psicosociale tanto discutibile quanto presuntuosamente rivendicata come modernità da forze carenti di visione d’insieme e di senso della misura, sempre pronte a denunciare carenze di servizio, anche quando ciò è palesemente falso, se per servizio non s’intende qualcosa di indeterminato e illimitato di cui beneficiano le grandi aziende, ma non certo i consumatori, i piccoli commercianti, le lavoratrici e i lavoratori, le famiglie.
Le organizzazioni sindacali di categoria non hanno mai assunto posizioni corporative, benché la chiusura serale alle ore 22 sia già particolarmente onerosa e tale tuttavia da garantire un adeguato servizio a tutte le fasce della popolazione senza bisogno dell’apertura domenicale dei negozi.
Apertura, per altro, tradizionalmente assicurata nel mese di dicembre e oltre, in coincidenza con il Santo Natale e la riscossione della tredicesima mensilità.
È possibile discutere costruttivamente di questo con qualche istituzione non prevenuta?
O ci dobbiamo rassegnare ad un sistema di convivenza dominato da una concezione commerciale fine a se stessa, al di fuori della quale rimangono solo spazi residuali?
La ringraziamo per l’attenzione e rispettosamente La salutiamo.

1 commento:

mario ha detto...

I delegati che hanno partecipato alla riunione nazionale Venerdi scorso al Palalottomatica si saranno rincuorati sentendo quello che è stato detto in materia di lavoro domenicale,ora dobbiamo sconfiggere scorie sindacali periferiche che non hanno mai affrontato il problema generato dalla confusione delle deroghe concesse dai comuni,che hanno stravolto e reso difficile la vita di troppi lavoratori.Sino ad ora c'è stato troppo silenzio e poco confronto.Non ci dobbiamo sottrarre dall'esigenza di dover dare un servizio ma servire è una cosa ed essere servi è un'altra.La mancanza di sensibilità nei confronti dei lavoratori di questo settore ha raggiunto livelli eticamente inaccettabili.Le aperture commerciali sono il surrogato di servizi inesistenti che i comuni offrono a costo zero ed a nostre spese,questo non è commercio moderno,ma moderno sfruttamento.
Vedevo negli archivi storici le lotte fatte dai lavoratori del settore,devo dire che siamo ritornati molto indietro,il sindacato faccia il sindacato,le associazioni dei consumatori svolgano il proprio ruolo e gli enti locali programmino negli interessi di tutti,non possono esserci cittadini di seria A e quelli di serie B.