lunedì 28 maggio 2007

Fondi Pensione, una voce fuori dal coro.

A dimostrazione che la posizione del nostro Blog sul tema del TFR non è isolata, vi invitiamo ad ascoltare l'intervista che su questo argomento ha rilasciato Giuseppe Altamore, giornalista di Famiglia Cristiana e svolta per Arcoiris da Piero Ricca.
Partendo dal fatto che ad oggi, l'adesione ai fondi è molto scarsa, Altamore interviene sul meccanismo del silenzio assenso, definita una "trappola"; sulla scelta dei fondi pensione, giudicata rischiosa - non è detto che sia più vantaggiosa rispetto a quella di lasciare i propri soldi in azienda: "Dai dati forniti da Mediobanca, da quando esistono i fondi comuni di investimento, cioè dal 1984 ad oggi, i rendimenti non sono stati strabilianti, anzi molti risparmatiori hanno perso e hanno perso anche parecchio. Tanto che, il professor Beppe Scienza, che è un docente di matematica, nel suo libro Il Risparmio Tradito, ha dimostrato conti alla mano che se uno avesse fatto da sè, avesse investito da sè semplicemente nei Bot, avrebbe quadagnato molto di più che non investendo nei fondi comuni di investimento."
Il consiglio che offre, ve lo lasciamo ascoltare direttamente dalla sua voce:

Intervista a Giuseppe Altamore
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Di seguito il sito, molto interessante, del Professor Beppe Scienza:

Il Risparmio Tradito
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giovedì 24 maggio 2007

Pensioni: non ci siamo proprio!

Venerdì 18 maggio, a Mirafiori, si è svolto uno sciopero di due ore, proclamato sulle pensioni e particolarmente riuscito. Nel documento della assemblea preparatoria, i lavoratori richiedevano a Cgil/Cisl/Uil che, a fronte del perdurare delle posizioni espresse sino ad oggi dal Governo, si costruisca da subito la più ampia mobilitazione attraverso lo sciopero generale. Come sappiamo dai giornali, la concertazione tra Governo e organizzazioni sindacali, si è bloccata proprio sul terreno difficile della abolizione dello scalone e della revisione dei coefficienti di calcolo.
Su questo tema si è espresso anche il Direttivo della Filcams Cgil del Trentino, con un documento, approvato all'unanimità, che di seguito pubblichiamo:

PENSIONI: NON CI SIAMO PROPRIO.
DICHIARIAMO LO SCIOPERO GENERALE!!

Il Ministro del Tesoro ha minacciato il sindacato: o accettate i tagli alle pensioni, oppure i tagli ci saranno lo stesso, sulla base di quanto già deciso dal governo Berlusconi.

Il Ministro del Lavoro ha proposto di peggiorare i coefficienti di calcolo delle pensioni per i più giovani e di trasformare lo scalone, cioè l'aumento a 60 anni dell’età pensionistica, previsto dalla legge Maroni per il 1° gennaio 2008, in una serie di “scalini” che però portano allo stesso risultato: 62 anni di età minima per andare in pensione, a partire dal 2014!

Il governo si è impegnato, prima delle elezioni, a superare lo scalone che innalza l’età pensionabile. Con la finanziaria ben 5 miliardi di euro sono stati presi dalle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori con l’aumento dei contributi pensionistici.
A questo punto non ci sono scuse: sulle pensioni le lavoratrici e i lavoratori hanno già dato e ora devono solo ricevere. Chiediamo:

1. la totale abolizione dello scalone, il mantenimento dell’età di pensionamento a 57 anni con 35 di contributi, senza alcun taglio dei coefficienti di calcolo delle pensioni;

2. il miglioramento delle pensioni più basse e del trattamento pensionistico per le nuove generazioni, che si vedranno le pensioni falcidiate dalla precarietà del lavoro e dal sistema contributivo;

3. la separazione totale della previdenza dall’assistenza, che deve essere posta a carico delle tasse di tutti i cittadini e non solo dei lavoratori;

4. la lotta agli sprechi, ai privilegi, a partire da quelli dei politici, al lavoro nero e all’evasione fiscale e contributiva, che sono mezzi concreti e giusti per finanziare il miglioramento del sistema pensionistico.

Il governo cerca di prendere tempo e di trascinare la trattativa per imporre al sindacato un accordo capestro. Bisogna fermare questo disegno e il modo per farlo è lo sciopero generale.
La Filcams Cgil del Trentino avvierà una capillare campagna di assemblee e si attiverà perchè si raccolgano le firme, si pronuncino le lavoratrici e i lavoratori. Il mondo del lavoro non è più disposto ad accettare tagli e sacrifici sulle pensioni e sullo stato sociale.


IL Comitato Direttivo della Filcams Cgil del Trentino

Trento, 23 maggio 2007

mercoledì 16 maggio 2007

Il commercio è per l’Uomo e non l’Uomo per il commercio!

Pubblichiamo volentieri la lettera al Cardinale Tettamanzi sul tema delle aperture commerciali domenicali, scritta da Giovanni Gazzo, Segretario Generale della UilTuCS Lombardia.

Caro Cardinale,

abbiamo ascoltato con attenzione il Suo discorso all’assemblea dei commerciati del giorno 19 novembre in corso Venezia, alla quale abbiamo partecipato come invitati.
Siamo rimasti particolarmente colpiti dalla chiarezza con la quale ha detto che “il commercio è per l’Uomo e non l’Uomo per il commercio”, invocando la restituzione della Domenica alla sfera religiosa, sociale, famigliare e culturale.
Operiamo nel settore del commercio fin dai primi anni settanta e Le possiamo assicurare che gli orari di apertura e chiusura dei negozi sono stati notevolmente ampliati e sostanzialmente liberalizzati dal lunedì al sabato, talchè l’apertura domenicale e nei giorni festivi infrasettimanali risulta un di più particolarmente pesante per i numerosi addetti di questo settore e delle loro famiglie, l’apertura domenicale.
In molte vie e piazze di Milano tale apertura è consentita addirittura tutte le domeniche dell’anno, generando una metamorfosi psicosociale tanto discutibile quanto presuntuosamente rivendicata come modernità da forze carenti di visione d’insieme e di senso della misura, sempre pronte a denunciare carenze di servizio, anche quando ciò è palesemente falso, se per servizio non s’intende qualcosa di indeterminato e illimitato di cui beneficiano le grandi aziende, ma non certo i consumatori, i piccoli commercianti, le lavoratrici e i lavoratori, le famiglie.
Le organizzazioni sindacali di categoria non hanno mai assunto posizioni corporative, benché la chiusura serale alle ore 22 sia già particolarmente onerosa e tale tuttavia da garantire un adeguato servizio a tutte le fasce della popolazione senza bisogno dell’apertura domenicale dei negozi.
Apertura, per altro, tradizionalmente assicurata nel mese di dicembre e oltre, in coincidenza con il Santo Natale e la riscossione della tredicesima mensilità.
È possibile discutere costruttivamente di questo con qualche istituzione non prevenuta?
O ci dobbiamo rassegnare ad un sistema di convivenza dominato da una concezione commerciale fine a se stessa, al di fuori della quale rimangono solo spazi residuali?
La ringraziamo per l’attenzione e rispettosamente La salutiamo.

martedì 1 maggio 2007

Riprendiamoci la festa!

Riceviamo da Mario Iacobelli, membro del Direttivo Regionale della Filcams CGIL del Lazio, un contributo su un tema importantissimo: il lavoro domenicale. Lo pubblichiamo volentieri:

La Domenica è festa...... Per TUTTI!

Questa non vuole essere un'affermazione che ha un significato corporativo, ma vuole porre un problema molto sentito e ridiscutere il concetto di servizio tenendo conto delle caratteristiche dello stesso.
Appare evidente che se è differibile fare la spesa domenicale ed i giorni festivi, diventa discutibile il fatto che centinaia di migliaia di lavoratori del settore, siano costretti a rinunciare alla propria vita familiare e personale per assecondare modelli di servizio che necessiterebbero di una attenta valutazione sulle ricadute socioeconomiche in assenza di un'attenta programmazione.
Il peso su questa categoria di lavoratori non è sostenibile, in quanto da anni è serva di un concetto che la vede al centro di continue mutazioni e la costringe a farsi carico di tutti i limiti di una visione del servizio commerciale surrogato delle esigenze del tempo libero altrui.
Troppo spesso deve sottostare impotente alle scelte di amministrazioni locali che poco fanno per rendere la città vivibile per tutti.
Con estrema facilità si chiede a questa categoria di lavoratori sacrifici che ad altre categorie maggiormente tutelate, non viene chiesto, fidando sul fatto che la precarietà e l'assenza di diritti impediscono a questi lavoratori di rivendicare diritti e tutele.
Concetti come ORARI di VITA ed ORARI di LAVORO vanno coniugati con i servizi complessivi offerti dalla città. Non ci vogliamo esimere dal valutare le esigenze di un servizio commerciale attento ai problemi della cittadinanza,ma non vogliamo che sulla nostra vita continuino a pesare scelte irriguardose dei nostri legittimi ed indifferibili diritti quali il riconoscimento per i lavoratori della funzione sociale e culturale della Domenica in tutti i settori dove la fruibilità del servizio possa ritenersi differibile .
Occorre aprire un serio tavolo di confronto con gli enti locali, affinché le tematiche del commercio trovino adeguata coniugazione in una programmazione che nell'ambito della legge Bersani era prevista ma che non è stata mai attuata.
In troppi, anche nel sindacato, affrontano questo problema da consumatori e poco da sindacalisti, la mia vuole essere una provocazione, in quanto su questa materia c'è un ingiustificato silenzio, mentre i problemi da affrontare non sono ulteriormente derogabili.

Mario Iacobelli