Vi chiediamo di pubblicare il nostro documento per ridarci quella verità e dignità che ci è stata tolta.
A proposito di un articolo su Nuovo Consumo: Cassa e famiglia
Le vite delle donne sono una miniera di storie “normali” che costituiscono la trama di una società. Le lavoratrici della Coop non si differenziano per le loro caratteristiche specifiche o per il tipo di lavoro che fanno. Anche loro sono “portatrici” delle centomila difficoltà che ogni donna, da sola o in ogni famiglia deve affrontare.
E’ vero la Coop è un’impresa che rispetta il contratto di lavoro, in cui le condizioni sono migliori di altri posti o uguali ad altre aziende che rispettano i propri dipendenti. Ma il lavoro di cassiera ha una tipologia che anche la Coop non può modificare: è ripetitivo, stressante. La cassiera è obbligata ad un rapporto continuo con il pubblico (non sempre gentile, non sempre corretto). La cassiera, specialmente se sposata, deve conciliare i propri orari (in cui ci sono i festivi) con la propria vita, con la scuola dei bambini, con i propri rapporti sociali, con la casa.
La realtà, insomma, di un impegno complesso, scarsamente creativo e gratificante dal punto di vista individuale.
E’ vero è un lavoro. Ma un lavoro non è un privilegio, è uno scambio tra il datore e l’operatore, è un diritto. In questo tempo di precariato dilagante si rischia di perdere di vista questi elementi essenziali.
Nuovo Consumo è riuscito con una breve intervista a smentire la semplicità di questo concetto. E allora, dobbiamo veder tratteggiata e leggere, ma, soprattutto, diffondere tra i cittadini, una visione idilliaca e astratta della vita della cassiera attraverso una smielata intervista con un titolo ancor più stuccoso?
Forse la nostra azienda vuole chiamare a modello quel tipo di lavoratore tutto “cassa e famiglia”? Forse chi ha scelto di pubblicare e chi ha scritto crede veramente che le cassiere siano tutte soddisfatte e sorridenti?
Dispiace smentire questa visione, che poteva avere una collocazione idonea in una pubblicazione fedele ad un regime, oppure in un “romanzo rosa” dove il finale è sempre bello. Dispiace soprattutto che quella che potrebbe essere una buona idea, raccontare le storie di donne che lavorano per la Coop, sia stata sprecata per tratteggiare un profilo parziale o almeno un esempio limite.
Dispiace perché e soprattutto non è questa la realtà della Coop come azienda. Dalla sua fondazione nella Coop non vige un regime, non sono necessari i “servi sciocchi”, ma, proprio perché nata dal movimento operaio, è ben diffusa la consapevolezza del significato del termine lavoro, e la vita è “reale” perché è un’impresa nata nella realtà.
Una sola cosa ci consola, i cittadini, i nostri clienti, che hanno letto (forse) quell’articolo conoscono bene le commesse e tutto il personale della Coop, sanno bene che quando entrano in negozio trovano altre persone come loro, con i guai e le difficoltà, con la disponibilità e le capacità che potranno mettere a disposizione, con i limiti che ogni giorno ognuno di noi ha. In questa normalità “difficile” ci sono le storie vere in cui l’incontro tra consumatore e personale si ritrova su un piano comprensibile.
Lavoratrici del negozio 75
4 commenti:
Abbiamo il piacere di comunicarvi che è on-line il blog dei Dipendenti Unicoop Tirreno, vi aspettiamo per una visita
http://dipendentiunicoop.myblog.it/
Vi aspettiamo sul nostro blog per commentare la notizia dell'AUMENTO
http://dipendentiunicoop.myblog.it
ANCHE se con un notevole ritardo abbiamo pubblicato la notizia sul sito www.lavoratoricoop.it Un saluto.
Brave.Che altro dire...
Lavoratori Unicoop
Posta un commento