giovedì 20 settembre 2007

Si discute e si vota sul Protocollo sul "Welfare".

L’accordo sul Welfare, siglato il 23 luglio scorso, sarà sottoposto al giudizio di lavoratori e pensionati l’8, il 9 e il 10 ottobre, come stabilito con decisione unitaria delle tre organizzazioni sindacali. Non si tratta di un Referendum, bensì ci sarà un voto segreto e certificato, attraverso il quale si potrà esprimere la propria opinione sull’accordo. Il voto sarà preceduto da assemblee nei luoghi di lavoro, con le quali avviare un percorso di informazione e partecipazione. Poi l'intero Protocollo passerà all'esame del Parlamento, non si sa se nell’ambito della prossima Legge Finanziaria, o con un percorso legislativo a parte.
Di seguito ne indichiamo i punti più rilevanti.

Completamento della riforma previdenziale.
Superamento dello “scalone”, prevedendo nuovi requisiti per l’accesso al pensionamento di anzianità:
- dal 1° gennaio 2008 con 35 anni di contributi e 58 anni di età;
- dal 1° luglio 2009 al raggiungimento di una “quota” pari a 95 (la somma di età e contributi) con almeno 59 anni di età (60 anni di età e 35 di contributi o 59 anni di età e 36 di contributi);
- dal 1° gennaio 2011 al raggiungimento di una “quota” pari a 96, con almeno 60 anni di età (61 anni di età e 35 di contributi o 60 anni di età e 36 di contributi);
- dal 1° gennaio 2013 al raggiungimento di una “quota” pari a 97, con almeno 61 anni di età (62 anni di età e 35 di contributi o 61 anni di età e 36 di contributi).
In alternativa, rimane possibile l’accesso alla pensione di anzianità dopo i 40 anni di lavoro, a prescindere dall’età anagrafica.
- Lavori particolarmente “usuranti”. L’accordo prevede un anticipo di tre anni del requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di anzianità con minimo 57 anni di età, per i lavoratori che abbiano svolto attività particolarmente usuranti per la metà della loro vita lavorativa, o per almeno 7 anni negli ultimi 10 anni.
- Per le donne è stata confermata l’età pensionabile, ai fini del pensionamento di vecchiaia, a 60 anni.
- Per i giovani, verranno rivisti i criteri e le modalità di revisione dei coefficienti di trasformazione per il calcolo della pensione col sistema contributivo, al fine di contrastare gli effetti negativi che la flessibilità e la discontinuità della carriera lavorativa potrebbe produrre al momento del pensionamento, salvaguardando un tasso di sostituzione netto minimo del 60% della retribuzione. Inoltre sarà possibile cumulare tutti i contributi maturati in qualsiasi gestione pensionistica per ottenere un’unica pensione.
- L’adeguamento delle pensioni al costo della vita è pieno (rivalutazione al 100%) anche per le fasce dal tre a cinque volte il trattamento minimo.
- Vengono incrementate le maggiorazioni sociali per i soggetti con pensione assistenziale (assegni sociali, invalidi civili, ciechi e sordomuti) con età pari o superiore a 70 anni, al fine di assicurare un reddito individuale mensile complessivo pari a 580 euro.

Ammortizzatori sociali.
Si avrà un aumento della durata della indennità di disoccupazione che verrà portata a 8 mesi per i lavoratori sino a 50 anni e a 12 mesi per i lavoratori con più di 50 anni. Aumenta anche l’importo della indennità, portata dal 50 al 60% per i primi 6 mesi, al 50% per il settimo e ottavo mese, al 40% per gli eventuali mesi successivi. Un aumento dell’entità e della durata dell’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, che passerà dall’attuale 30% al 35% per i primi 120 giorni e al 40% per le successive giornate, sino ad una durata massima di 180 giorni. La copertura figurativa dei contributi previdenziali, è prevista per l’intero periodo di godimento dell’indennità e non più fino a 6 mesi per chi ha meno di 50 anni di età e 9 mesi per chi li supera.
Per quanto riguarda i giovani, una novità riguarda il riscatto del periodo di laurea a fini pensionistici, per il quale vengono previste condizioni più vantaggiose. Infatti, la rateizzazione del pagamento dei contributi viene estesa sino a 120 rate mensili e senza interessi (la legge in vigore prevede un massimo di 60 rate e un interesse del 2,5%).
- Creazione di un fondo di credito per i parasubordinati: potrà erogare un credito sino a 600 euro mensili per 12 mesi, ad interessi zero o molto basso, al fine di coprire eventuali periodi di inattività.
- Creazione di un fondo di microcredito per incentivare le attività innovative di giovani e donne, riprendendo l’esperienza del credito d’onore.
- Aumento dell’importo degli assegni di ricerca presso le Università.

Misure a sostegno della competitività.
Le retribuzioni erogate a titolo di premio di risultato dalla contrattazione di 2° livello, legate agli incrementi di produttività, godranno di sgravi fiscali per le imprese (sino al 25%) e per i lavoratori, ai quali è garantita la pensionabilità piena del premio di risultato (oggi non prevista).
Viene abolita la norma, contenuta in una legge del 1995, che prevedeva un ulteriore aggravio del costo per il lavoro straordinario a carico delle imprese.

Mercato del lavoro.
Il protocollo prevede una esplicita dichiarazione della centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato secondo quanto affermato dalle direttive europee, un riconoscimento esplicito del ruolo della contrattazione collettiva e vengono indicate misure per la stabilizzazione del lavoro.
In particolare per il lavoro a tempo parziale, sarà la sola contrattazione collettiva a definire clausole elastiche e flessibili; saranno incentivati i part-time “lunghi” e si stabilisce il diritto di precedenza in caso di posti a tempo pieno disponibili.
Per il contratto a termine, si fissa un tetto massimo di 36 mesi di durata, dopo i quali nuovi contratti a termine possono essere stipulati solo davanti alle Direzioni provinciali del lavoro e con l'assistenza sindacale.
Verrà cancellato il lavoro a chiamata e verrà istituito un tavolo di confronto con le parti sociali sullo staff leasing.


I tre segretari di CGIL, CISL e UIL si sono espressi favorevolmente sia sull’intesa, come era scontato, sia sull’esito della consultazione.
Luigi Angeletti, in una intervista al Messaggero del 12 settembre 2007, ha sottolineato che quell’ intesa migliora le condizioni delle persone e, se i suoi punti venissero abrogati, quelle condizioni peggiorerebbero: "Proprio perchè l’accordo di luglio migliora le loro posizioni, ritengo che ci sarà il consenso della gente. Quell’accordo aumenta le pensioni per i giovani e non era mai accaduto. Per la prima volta inoltre abbiamo ottenuto che sugli aumenti negoziati nei contratti aziendali si paghino meno tasse. Aggiungo che ogni accordo che si stipula tra governo e sindacati non è negoziabile“.
Guglielmo Epifani, rispondendo alla domanda: “Il sì della Cgil è un sì convinto?”, posta da Enrico Galantini, per La rassegna.it (11 settembre 2007), ha risposto: “Nel momento in cui abbiamo sottoscritto l’accordo, sia pure con una riserva su tre punti specifici di una parte di esso (Epifani si riferisce alle risorse insufficienti per il superamento dello scalone Maroni, all’estensione di alcune tipologie di flessibilità e alla detassazione degli straordinari), non c’è dubbio che il nostro è un sì. Un sì convinto perché la somma delle acquisizioni contenute nel protocollo è di gran lunga superiore a quei tre motivi di riserva. Basta pensare alle materie oggetto dell’intesa. È la prima volta, ad esempio, che confederazioni e sindacati dei pensionati contrattano un aumento delle pensioni, a partire da quelle che hanno storie contributive alle spalle e sono più basse. Fin dai tempi della Dini avevamo chiesto di indicizzare meglio l’andamento delle pensioni al costo della vita e il fatto di aver innalzato al 100 per cento la rivalutazione per le pensioni fino a 5 volte il minimo rappresenta una scelta che va in quella direzione.”
Non sono solo i pensionati a beneficiare dell’intesa di luglio: “C’è tutta la parte sull’aumento delle indennità di disoccupazione, che parla circa a due milioni di lavoratori, spesso quelli che non si vedono e non fanno notizia. E la pensionabilità piena di questa indennità, il che per alcune categorie, penso agli stagionali, può voler dire recuperare tre o quattro anni di pensione piena... Senza parlare poi del fatto che su un tema delicato, la trasformazione dei coefficienti del sistema contributivo, l’indicazione di non portare sotto il 60 per cento la pensione futura dei giovani di oggi rappresenta un’indicazione programmatica di assoluto valore.” Sul capitolo del mercato del lavoro il giudizio del Segretario della CGIL è più articolato: “Accanto a cose positive – il diritto di precedenza, l’abolizione del job on call, un istituto particolarmente odioso anche a livello simbolico – avremmo voluto (e io spero che siamo ancora in condizione di avere) una risposta più netta su alcuni punti: va bene limitare a tre anni il tempo determinato, ma le clausole scritte all’ultimo momento nell’accordo non sono coerenti con questo obiettivo… Manca tutto il pezzo della previdenza agricola, definita, pattuita e poi scomparsa. Anche su questo il presidente del Consiglio e il ministro del Lavoro hanno preso l’impegno di intervenire. Bisognerà chiarire la questione dello staff leasing, perché in apertura di confronto il governo aveva detto che sarebbe stato superato; la commissione lavora in questa logica? Resta invece aperta la questione delle causali del tempo determinato. Poi c’è il secondo livello di contrattazione: recuperiamo la decontribuzione oggi esistente negli accordi aziendali, si detassa una quota del salario variabile. Detto questo, il giudizio non può che essere positivo. Perché su quasi ogni punto c’è un avanzamento… Se i lavoratori e i pensionati votassero a maggioranza contro l’accordo, voterebbero contro se stessi.”
Raffaele Bonanni, ha spiegato l'accordo sul welfare del 23 luglio all'assemblea dei delegati della CISL di Padova dichiarando: "E' l'accordo piu' importante dell'ultimo ventennio e non solo perché irrompe nella scena sociale e politica caratterizzata purtroppo da litigi e polemiche. Invece, questo accordo e' concreto e si rivolge a milioni di lavoratori: dimostrano che si possono unire interessi, motivazioni e volontà seppure partendo da posizioni diverse. E' una risposta concreta alla mancata coesione del paese. Il dato piu' significativo di questa vicenda e' che spezza questa condizione di litigio continuo tra tutti".
Contraria al Protocollo, la FIOM che ha bocciato l’accordo, in particolare la soluzione per il superamento dello scalone Maroni e le norme su mercato del lavoro, contrattazione e competitività. Il suo segretario, Gianni Rinaldini, in una intervista al quotidiano Il Manifesto, ha dichiarato: “Noi abbiamo apprezzato parti del protocollo - gli aumenti delle pensioni basse e gli ammortizzatori sociali, finanziati con l'extragettito - mentre valutiamo negativamente che il superamento dello scalone di Maroni sia totalmente auto finanziato. Ad esempio, il ripristino delle 4 finestre per chi ha 40 anni di contributi è completamente pagato dalle pensioni di vecchiaia, si allunga l'età lavorativa per recuperare 4 miliardi di euro. C'è addirittura una clausola di salvaguardia: se nel 2010 i conti non saranno in regola, scatterà un ulteriore onere contributivo dello 0,10% che graverà su tutti i lavoratori. Dunque, quello 0,30% di oneri contributivi dell'ultima finanziaria non servivano a superare lo scalone, come fu detto, ma a ridurre il debito pubblico.” La FIOM comunque non farà campagna contro l’accordo.

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