Alla fine del mese di marzo, è stato pubblicato uno studio dell’ Eurispes, il famoso Istituto di Studi Politici Economici e Sociali, sulle dinamiche retributive nei Paesi europei. Da tale indagine risulta che il salario lordo dei lavoratori italiani è quello che è cresciuto di meno (salario medio annuo nel 2004, euro 22.053); dietro di noi ci sono solo Spagna (con euro 19.828), Grecia (con euro 17.360) e Portogallo (con euro 12.969). Molto diversa la situazione dei salari in Danimarca (salario medio annuo nel 2004, euro 42.484), Germania (con euro 41.046), Gran Bretagna (con euro 39.765), Olanda (con euro 37.026). Siamo superati persino dal Belgio (con euro 35.578) e Irlanda (con euro 30.170).
L’Eurispes prende in considerazione anche la crescita media delle retribuzioni in Europa, nell’arco temporale che va dal 2000 al 2005, è pari al 18%. In Italia, citiamo dal testo ufficiale, “i lavoratori dell’ Industria e dei Servizi (con esclusione della Pubblica Amministrazione) hanno visto la propria busta paga crescere solo del 13,7. Solo la Germania e la Svezia (paesi che comunque hanno livelli retributivi ben più alti dei nostri) segnalano una crescita inferiore.” Invece, nei paesi dove le retribuzioni sono più basse la crescita media è più alta: in Spagna abbiamo una crescita del + 17,2 e in Portogallo + 16,6. I valori più alti si hanno in Gran Bretagna (con + 27,8), Norvegia (con + 25,6) e Olanda (con + 21,3).
Soltanto nel confronto tra i salari degli uomini con quello delle donne nei diversi paesi europei, l’ Italia ha una posizione dignitosa, figurando al quarto posto.
Altra tabella interessante è quella relativa alla comparazione dei salari netti, ricordando che “si tratta sempre del salario medio dei lavoratori dipendenti della Industria e dei Servizi, secondo i dati elaborati dall’Eurostat e dall’Ocse e forniti a quelle agenzie dagli istituti nazionali di statistica tra i quali, per l’Italia, l’Istat.” Nel 2004 il salario medio netto di un lavoratore italiano era pari ad euro 15.597, nel 2005 euro 15.009 e nel 2006 euro 16.242.
Riportiamo di seguito una delle tabelle di comparazione, valida per l’anno 2006:
L’Eurispes prende in considerazione anche la crescita media delle retribuzioni in Europa, nell’arco temporale che va dal 2000 al 2005, è pari al 18%. In Italia, citiamo dal testo ufficiale, “i lavoratori dell’ Industria e dei Servizi (con esclusione della Pubblica Amministrazione) hanno visto la propria busta paga crescere solo del 13,7. Solo la Germania e la Svezia (paesi che comunque hanno livelli retributivi ben più alti dei nostri) segnalano una crescita inferiore.” Invece, nei paesi dove le retribuzioni sono più basse la crescita media è più alta: in Spagna abbiamo una crescita del + 17,2 e in Portogallo + 16,6. I valori più alti si hanno in Gran Bretagna (con + 27,8), Norvegia (con + 25,6) e Olanda (con + 21,3).
Soltanto nel confronto tra i salari degli uomini con quello delle donne nei diversi paesi europei, l’ Italia ha una posizione dignitosa, figurando al quarto posto.
Altra tabella interessante è quella relativa alla comparazione dei salari netti, ricordando che “si tratta sempre del salario medio dei lavoratori dipendenti della Industria e dei Servizi, secondo i dati elaborati dall’Eurostat e dall’Ocse e forniti a quelle agenzie dagli istituti nazionali di statistica tra i quali, per l’Italia, l’Istat.” Nel 2004 il salario medio netto di un lavoratore italiano era pari ad euro 15.597, nel 2005 euro 15.009 e nel 2006 euro 16.242.
Riportiamo di seguito una delle tabelle di comparazione, valida per l’anno 2006:
Gran Bretagna.........................euro 28.007
Olanda....................................euro 23.289
Germania................................euro 21.235
Irlanda....................................euro 21.112
Finlandia................................euro 19.890
Franci.................................... euro 19.731
Belgio.....................................euro 19.729
Danimarca..............................euro 18.735
Spagna...................................euro 17.412
Grecia.....................................euro 16.720
Italia....................................euro 16.242
Portogallo...............................euro 12.969
“Si nota subito (citiamo dal documento) la posizione infima del lavoratore italiano, penultimo nel 2006 fra tutti i paesi europei, giacchè solo i portoghesi si accontentano di retribuzioni inferiori alle nostre. Si può notare anche che negli ultimi tre anni la nostra posizione è peggiorata: nel 2004 e nel 2005 le nostre retribuzioni nette erano superiori a quelle greche e appena inferiori a quelle spagnole: solo nel 2006 vi è stato il sorpasso della Grecia. Il motivo di questa perdita di posizioni è facilmente spiegabile: di fronte ad una crescita dei salari in Europa del 15% in tre anni (con punte di oltre il 30% come in Gran Bretagna ed in Grecia) il salario italiano è cresciuto solo del 4,1%, la crescita più contenuta fra tutti i paesi del vecchio continente. L’inflazione infine ha giocato un ruolo non trascurabile nel deprimere i salari dei nostri lavoratori in termini di potere d’acquisto. Essa infatti negli ultimi quattro anni, e cioè dal 2002, ha avuto un andamento decisamente superiore alla crescita dei salari lordi calcolati in euro, riducendo ulteriormente il valore reale dei salari netti in termini di potere di acquisto.”
Insomma i salari italiani sono tra gli ultimi in Europa! Viceversa, balziamo al primo posto per le retribuzioni dei dirigenti d’azienda e dei parlamentari: le più alte d’Europa!
Sono stati resi pubblici, negli stessi giorni, anche i confronti tra gli stipendi dei parlamentari italiani e quelli dei loro colleghi dell’Unione Europea. Anche in questa classifica, l’Italia è in testa: un parlamentare italiano prende tre volte tanto (16.000 euro) di un parlamentare francese (meno di 7.000 euro al mese, compresa un'indennità per l'alloggio). E cosa dire del costo della politica in Italia? Secondo i dati pubblicati da due senatori dell’Ulivo, Cesare Salvi e Massimo Villone, nel loro libro dossier “Il costo della democrazia”, Mondadori 2005, e resi noti su varie testate giornalistiche, i funzionari eletti (78 rappresentanti del Parlamento Europeo, 951 membri del Parlamento, 1.118 rappresentanti delle amministrazioni regionali, 3.039 consiglieri provinciali, 119.046 consiglieri comunali , 12.541 consiglieri circoscrizionali, 12.820 consiglieri delle comunità montane, 278.296 consulenti a pagamento , per un totale di circa 430.000 stipendi) e i finanziamenti ai partiti politici verrebbero a costare almeno un miliardo e ottantacinque milioni di euro all'anno.
Anche gli stipendi dei manager italiani sono stati resi noti. E mentre in Italia, come abbiamo visto, gli stipendi dei lavoratori aumentano ogni anno del 2,7%, gli stipendi dei dirigenti d’azienda aumentano ogni anno del 17%, otto volte l’inflazione! Lo stipendio medio dei primi 108 manager italiani è di 3.500.000 di euro all’anno! Quando poi lasciano una azienda, anche se l’hanno lasciata in crisi, se ne vanno con liquidazioni da favola. E cosa dire dei profitti delle imprese: nel 2005 le prime 40 aziende italiane hanno accumulato profitti per 30 miliardi di euro.
Nonostante ciò i poteri forti del nostro paese, come Banca d’Italia e Confindustria, continuano a parlare di moderare l’aumento dei salari e chiedono ulteriori sacrifici ai lavoratori. Un altro dato significativo: i lavoratori ricevono il 40% del reddito ma sopportano il 70% del carico fiscale. Fino a quando dovremo sopportare questa ingiustizia? Per quanto ancora dovremo vivere in questo mondo alla rovescia? Metà delle famiglie italiane vive con meno di 1.300 euro al mese (dati Istat), un terzo di esse dichiara che arriva a stento a farcela . In questo anno di governo Prodi, nella vita concreta di queste persone non è cambiato nulla di sostanziale. Da uno studio, a cura di Aldo Carra, comparso sul sito della Rassegna Sindacale nel febbraio del 2007, risulta che la finanziaria, per i redditi sotto i 1.500 euro, ha prodotto aumenti irrilevanti . Aumenti che peraltro, sono stati annullati dall’aumento dei ticket sanitari, del bollo auto, delle addizionali regionali e comunali, e dall’aumento del carovita che negli ultimi anni si è andato sempre più accentuandosi.
Tutti questi dati ci confermano che in Italia, esiste una questione salariale sempre più urgente ed ineludibile. E le organizzazioni sindacali dovrebbero farsene carico, a partire proprio dalle richieste retributive sia nei contratti nazionali che in quelli aziendali. E, per quanto riguarda la nostra categoria, cosa dire della piattaforma presentata dalle organizzazioni sindacali per il rinnovo del nostro contratto nazionale, scaduto dal 31.12.2006, e che prevede una richiesta di soli 78 euro per il biennio 2007/2008, da dividersi in due tranche? Ma su questo argomento, torneremo prossimamente con una analisi più dettagliata e con proposte concrete di iniziativa da discutere insieme.
Insomma i salari italiani sono tra gli ultimi in Europa! Viceversa, balziamo al primo posto per le retribuzioni dei dirigenti d’azienda e dei parlamentari: le più alte d’Europa!
Sono stati resi pubblici, negli stessi giorni, anche i confronti tra gli stipendi dei parlamentari italiani e quelli dei loro colleghi dell’Unione Europea. Anche in questa classifica, l’Italia è in testa: un parlamentare italiano prende tre volte tanto (16.000 euro) di un parlamentare francese (meno di 7.000 euro al mese, compresa un'indennità per l'alloggio). E cosa dire del costo della politica in Italia? Secondo i dati pubblicati da due senatori dell’Ulivo, Cesare Salvi e Massimo Villone, nel loro libro dossier “Il costo della democrazia”, Mondadori 2005, e resi noti su varie testate giornalistiche, i funzionari eletti (78 rappresentanti del Parlamento Europeo, 951 membri del Parlamento, 1.118 rappresentanti delle amministrazioni regionali, 3.039 consiglieri provinciali, 119.046 consiglieri comunali , 12.541 consiglieri circoscrizionali, 12.820 consiglieri delle comunità montane, 278.296 consulenti a pagamento , per un totale di circa 430.000 stipendi) e i finanziamenti ai partiti politici verrebbero a costare almeno un miliardo e ottantacinque milioni di euro all'anno.
Anche gli stipendi dei manager italiani sono stati resi noti. E mentre in Italia, come abbiamo visto, gli stipendi dei lavoratori aumentano ogni anno del 2,7%, gli stipendi dei dirigenti d’azienda aumentano ogni anno del 17%, otto volte l’inflazione! Lo stipendio medio dei primi 108 manager italiani è di 3.500.000 di euro all’anno! Quando poi lasciano una azienda, anche se l’hanno lasciata in crisi, se ne vanno con liquidazioni da favola. E cosa dire dei profitti delle imprese: nel 2005 le prime 40 aziende italiane hanno accumulato profitti per 30 miliardi di euro.
Nonostante ciò i poteri forti del nostro paese, come Banca d’Italia e Confindustria, continuano a parlare di moderare l’aumento dei salari e chiedono ulteriori sacrifici ai lavoratori. Un altro dato significativo: i lavoratori ricevono il 40% del reddito ma sopportano il 70% del carico fiscale. Fino a quando dovremo sopportare questa ingiustizia? Per quanto ancora dovremo vivere in questo mondo alla rovescia? Metà delle famiglie italiane vive con meno di 1.300 euro al mese (dati Istat), un terzo di esse dichiara che arriva a stento a farcela . In questo anno di governo Prodi, nella vita concreta di queste persone non è cambiato nulla di sostanziale. Da uno studio, a cura di Aldo Carra, comparso sul sito della Rassegna Sindacale nel febbraio del 2007, risulta che la finanziaria, per i redditi sotto i 1.500 euro, ha prodotto aumenti irrilevanti . Aumenti che peraltro, sono stati annullati dall’aumento dei ticket sanitari, del bollo auto, delle addizionali regionali e comunali, e dall’aumento del carovita che negli ultimi anni si è andato sempre più accentuandosi.
Tutti questi dati ci confermano che in Italia, esiste una questione salariale sempre più urgente ed ineludibile. E le organizzazioni sindacali dovrebbero farsene carico, a partire proprio dalle richieste retributive sia nei contratti nazionali che in quelli aziendali. E, per quanto riguarda la nostra categoria, cosa dire della piattaforma presentata dalle organizzazioni sindacali per il rinnovo del nostro contratto nazionale, scaduto dal 31.12.2006, e che prevede una richiesta di soli 78 euro per il biennio 2007/2008, da dividersi in due tranche? Ma su questo argomento, torneremo prossimamente con una analisi più dettagliata e con proposte concrete di iniziativa da discutere insieme.